Una piccola perla del
nostro territorio è la Chiesa della Maestà del Ponte a Montepulciano Stazione,
sconosciuta ai più ma nel cuore di molti abitanti della Val di Chiana che la
curano e ne custodiscono la memoria come l'Associazione Maestà del Ponte ed il Centro Sociale la Bocciofila. Giovedi 30 agosto 2018, durante una conferenza
supportata da numerose slide esaustive, esperti relatori, lo storico d'arte Divo Savelli, il Presidente del Centro Culturale Gens Valia Franco Boschi, il giovane architetto Federico Rocchi e la guida ambientale Manuele De Bellis, hanno partecipato ai
convenuti preziose notizie storiche e religiose sulla chiesa ed il suo territorio. Ha presentato l'evento Diego Mancuso ed hanno portato i saluti per l'Amministrazione Comunale l'Assessore alla Cultura Franco Rossi e per la Parrocchia di Montepulciano Stazione Don Angelo Sonnati. Presenti anche il Consigliere Capogruppo con delega all'associazionismo Alice Raspanti ed il Vicesindaco Luciano Garosi. La festa popolare che si rinnova da anni e
termina con il Palio dei Somari, un tempo corso con i cavalli, giunto quest'anno alla 37° edizione, vede allestire stand gastronomici ed iniziative a tema. Alla Maestà del Ponte la Vergine viene onorata con il titolo di Madonna della Pace. Durante la conferenza é stato presentato anche il bellissimo drappellone, ricco di particolari sulla Via Lauretana, realizzato dall'artista Daniele Brizzi. La chiesa della Maestà del Ponte datata 1616,
come si legge a caratteri cubitali su di una trave, è ubicata sull’antica Via Lauretana tra Siena
e Loreto al centro di un crocicchio di strade che un tempo avevano
un’importanza strategica nelle lotte e nel possesso dei territori tra Siena,
Firenze, Perugia, Orvieto, il Papato. Collocata di fronte al Ponte di Valiano
era l’unica via che i fiorentini potevano percorrere per giungere nella guelfa
Montepulciano dalla vicina Foiano della Chiana, anch’essa presidio alleato,
dato che i castelli limitrofi al colle poliziano erano tutti ghibellini ed
alleati di Siena o di Orvieto. Il ponte in legno, oggi probabilmente interrato,
era strategico e molto più lungo di quello attuale, prevedeva delle gabelle da
pagare ed un controllo accurato da parte dei soldati messi di guardia per
chi si recava verso Montepulciano. Chi
attraversava il ponte venendo da Valiano si trovava davanti la Chiesa della Maestà
e decideva se prendere a sinistra la strada per salire a Montepulciano o a
destra quella per recarsi verso Siena. A
ritroso invece si muovevano i pellegrini che partendo da Siena, da Porta
Pispini, si recavano a Loreto percorrendo il cammino lauretano, anche se pare
che a casa tornassero per altre strade. La Maestà era una sorta di stazione di
sosta del corpo e dello spirito. Le due osterie collocate nelle antiche mappe
in prossimità del Ponte di Valiano testimoniano l’afflusso continuo di gente. Tra
i pellegrini di tutti i ceti sociali ritroviamo numerosi artisti che
percorrendo la Via Lauretana hanno lasciato il loro segno inconfondibile in
molte loro opere. La stessa Fiera al Ponte, oggi collocata alla Stazione di
Montepulciano, era ubicata probabilmente intorno alla Chiesa della Maestà e
prevedeva la vendita del bestiame, di attrezzature agricole, di derrate
alimentari. Alcuni studiosi hanno percorso minuziosamente la Via Lauretana alla
scoperta di segni che testimonino il tracciato per Loreto: numerose sono le
icone, le statue di Madonne nere, i tabernacoli, le piastrelle con la
raffigurazione dell’effige mariana collocata nella Santa Casa di Nazareth,
quasi volessero accompagnare il pellegrino sostenendolo e facendogli pregustare
la meta. Anche l’affresco mariano collocato sull’altare maggiore della Maestà
del Ponte ricorda vagamente l’effige
lauretana con il Bambinello con la palla del mondo in mano e il medaglione che porta al collo Maria. L’idea di segnalare
il tracciato lauretano da parte dei Comuni coinvolti nel percorso, come è stato
annunciato, la trovo interessante e salutare da molti punti di vista. La
memoria storica è fondamentale e lega le comunità perché è intrisa della fede
genuina dei semplici. Scrive il parroco di Montepulciano Stazione don Angelo
Sonnati: “… la chiesa che è sempre presente nel mio cuore, insieme a quella di
Sciarti, è la Maestà, povera, piccola, disadorna ... da piccolo con la mia
famiglia venivamo spesso a messa la domenica specie in inverno quando guadare
il Salarco su di un travicello di legno per recarsi a Sciarti era pericoloso
per le piene improvvise e limacciose … verso i sei anni qui iniziai a
frequentare la dottrina … e tutt’ora quando vi entro mi pare di rivedere il mio
babbo seduto in fondo alla chiesa in preghiera
o la mamma che spesso pregava di fronte alla santa immagine della
Madonna … solo nelle sperdute chiese dell’Armenia ho provato emozioni, sentimenti ed elevazioni di animo come in
questa piccola povera chiesa della mia infanzia di cui oggi, per volere divino,
sono parroco”.