A Montepulciano la
processione del Venerdì santo è di antica tradizione. Diversamente dalla
processione commemorativa della passione e morte di Gesù Cristo che oggi un po’
ovunque viene chiamata Giudeata e colloca la sua origine a Chieti nel lontano
842 d. C., a Montepulciano é chiamata del Gesù Morto. La processione si snoda in notturna per le vie del paese vecchio
partendo dalla Chiesa di S. Agostino e dirigendosi verso la Cattedrale. Dopo una breve riflessione e un momento di preghiera fa ritorno
alla medesima chiesa dalla quale è partita e dove sono da sempre custodite le due statue
che vengono portato in processione: Gesù morto e la Madonna Addolorata. La
processione di Montepulciano, come in altre parti del mondo è un evento religioso
sentito e partecipato che vede i
Confratelli della Pia Arciconfraternita di Montepulciano impegnati processionalmente
nel portare Gesù morto mentre la statua
della Madonna addolorata è assegnata alle donne poliziane che, non senza
difficoltà per la pesantezza, la trasportano a spalla.
La Misericordia di
Montepulciano sorse appunto il venerdì santo del 1303 grazie ad alcune persone
devote e caritatevoli e prese il nome di Compagnia della Beata Vergine Madre di
Dio e Misericordia. Conosciuta dai più come Compagnia dei Neri per il colore
della cappa che indossavano in poco tempo raggiunse un numero considerevole di
iscritti e nel 1524 ammise anche le donne come “sorelle”. Nell’anno giubilare
dedicato al tempio di San Biagio non possiamo tralasciare che il 22 aprile 1526
fu iscritto anche l’umile Toto che fu testimone dell’evento miracoloso legato
all’immagine della Madonna. Durante la processione del Gesù morto i confratelli
della Misericordia rigorosamente incappucciati di nero con le loro insegne, i
lampioni e il catafalco in velluto
nero damascato sul quale è adagiato la statua di Gesù sottolineano quanto sia radicata e sentita, oggi
come allora, questa tradizione religiosa dando una nota folcloristica
all’evento immortalato da innumerevoli turisti.
Nella Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza Radicofani vanta l’onore
di avere la processione del venerdì santo più antica di tutta la Toscana (foto). Nel
paese di Ghino di Tacco sono ancora presenti antichi riti come quelle delle “tre
ore di agonia di Gesù”, una pia pratica dove i confratelli meditano e pregano
sulle sette parole dette da Gesù sulla croce chiedendo perdono dei loro peccati
davanti ad una ricostruzione particolarissima del Calvario: una quinta di bosso
intrecciato alta circa sette metri sulla quale si ergono tre croci e tantissime
luci. La processione degli scalzi incappucciati con torce, insegne, la statua
di Gesù morto e di Maria addolorata termina davanti al Calvario illuminato dove
i confratelli a turno adorano la statua di Gesù intonando il miserere.
In passato le
processioni del Venerdì santo dovevano essere spettacolari se si pensa che negli
antichi registri delle Compagnie è riportato che solo in quelle ordinarie non dovevano essere numericamente
inferiori a cento elementi. Processioni che in alcune parti d’Italia sono sempre state
fatte anche in periodo di soppressione, di guerra e di calamità. Personalmente ho sempre
partecipato alla processione del Venerdì santo. È un appuntamento al quale mi
sento di non dover mancare. Da bambina devo dire che gli incappucciati mi
facevano un po’paura: il loro modo di arrivare in chiesa spalancando il portone
quando non me lo aspettavo, il battito
delle loro mani al cambio di turno dei
portantini del catafalco e il loro incidere a passo lento era ciò che mi
colpiva di più, ma la carezza sulla gota data da uno di loro che togliendosi il
cappuccio mi sorrideva e si faceva riconoscere mi rassicurava sempre e mi faceva dormire sogni tranquilli una volta tornata a casa.