Il rame é l'elemento chimico di numero atomico 29 e simbolo Cu. Con
ogni probabilità il rame è il metallo che l'umanità usa da più
tempo: sono stati ritrovati oggetti in rame datati 8700 a.C. A
Montepulciano é sempre un piacere passare a salutare Cesare Mazzetti
nella sua bottega, vederlo lavorare e sentirlo raccontare la
storia della sua lunga tradizione
familiare nella lavorazione di questo
materiale.
A lui piace raccontarsi alla gente offrendo
uno spaccato di vita familiare che percorre quasi due secoli. - Alla fine
del 1800 mio nonno, non potendo più fare
il contadino per una caduta da una quercia,
tornò
in paese ed essendo appassionato della
lavorazione
dei metalli, cominciò a battere il rame.
Comprava
il grezzo da una fonderia del Gran Sasso e
modellava
i paioli. Poi acquistava vasellame, da
finire, a Barga
(Lucca) e le lucerne fiorentine a
Firenze.Mio
nonno lavorava e mia nonna iniziò ad andare
ai mercati vicini
per vendere. Avevano
il calesse con cavallo. Poi, dopo diversi
anni, furono
i primi a Montepulciano ad acquistare un
camioncino:
il 101 Fiat. Nel 1903 mio padre era
ragazzetto e mia nonna lo mandò
a imparare il lavoro di fino da Mastro
Ramaio "Ghiotto". Imparò
con passione a fare brocche, pentole,
padelle, vasellame,
piatti artistici.Mia
nonna pagava, al Mastro Ramaio, 10 soldi la
settimana,
per fargli imparare il mestiere di fino.
Nacque
così la Rinomata Rameria Mazzetti. Avevano
la bottega in Via Garibaldi: sotto battevano
il rame, e sopra esponevano e vendevano.
Aprirono
poi una succursale di vendita a Chianciano.
Nel frattempo, il maestro di mio padre morì, e mio
padre comprò tutti gli arnesi, i punzoni, le
incudini,
le forgie, i torni ...ancora
oggi li conservo gelosamente e ci lavoro il
rame. E' ancora funzionante la forgia a pedale, con la chiocciola
per il vento: ottima per scaldare pezzi
grossi.
Nel 1929 il mio babbo sposò mia madre.
Seguirono anni
dolorosi, in cui per molte traversie
morirono i miei
nonni e alcuni miei zii. Rimasti
soltanto mio padre e suo fratello nella
Rameria si rallentò
il lavoro. Però il mio babbo non si dette
per vinto e
continuò con il sostegno di mia madre a
battere il
rame.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, mio
padre fu preso
dai Fascisti e portato in giro per la
Toscana a fare
la "raccolta del rame per la Patria",
perché in Italia non avevamo più miniere di rame e
questo metallo era necessario per fare i proiettili.Ricordo
che, quando tornava a casa, diceva: "Ogni colpo dato alla brocca, al paiolo é come un colpo al mio cuore"
Mio
fratello Bernardo è nato nel 1930, io nel 1936 e con
mio fratello più grande eravamo sempre in bottega.Non
avendo più rame disponibile, facevamo gli stagnini.A
4 anni io ero addetto a far girare la forgia a pedale.
Facevamo la stagnatura delle pentole per gli alberghi
di Chianciano. Poi anche questo lavoro diminuì, perché
le pentole in rame venivano sostituite da quelle in
alluminio.
Mio fratello andò a Firenze a fare il trasportatore
e poi l'idraulico. Io rimasi con mio padre e si fece
un po' di tutto: gli stagnini, gli elettricisti, gli
idraulici; facevamo anche la zincatura delle casse
da morto! Al ritorno dal servizio militare, aprii
una piccola azienda di idraulica. Visto che il rame
era nuovamente disponibile, mio padre riprese a fare
il ramaio, e la sera mi chiedeva spesso di aiutarlo,
perché aveva molti clienti, italiani e stranieri.
Nella mia attività mi capitò di fare molti lavori
in rame: coperture di tetti per chiese e banche, fontane,
cornici e boccalupi per ville della zona, cappe per
ristoranti.
La fama della nostra Rameria continuò a crescere,
e attirò anche dei giornalisti. Mi colpì la risposta
che mio padre dette alla loro domanda: "Quando Beppe
smetterà, chi continuerà?" Mio padre rispose: "Spero
che mio figlio Cesare possa lasciare i suoi operai
e tornare a battere il rame, come gli ho insegnato."
Questo mi fece riflettere su quanto era forte il mio
amore per il rame, per la bellezza di creare, modellare,
cesellare. Insieme a mia moglie, promisi quindi a
mio padre che avremmo continuato la tradizione di
famiglia.
Nel 1982 mio padre morì, ma noi aprimmo una piccola
Bottega del Rame per i clienti italiani e per i turisti:
è stato un successo! Le richieste per i nostri prodotti
artigianali di altissima qualità aumentarono, e dopo
qualche anno io decisi di lasciare la mia azienda
ai miei operai, e tornai a dedicarmi esclusivamente
alla lavorazione del rame.
Sono felice di averlo fatto, perché fare ciò che si
ama fare, lavorando con passione e serietà, dà una
grande soddisfazione: si vive sereni e si crea intorno
a noi un grande amore, la dimensione vera della propria
vita.-
Oggi chi passa da Montepulciano può ammirare queste preziosità in una stanza che Cesare ha adibito a museo del rame. Sono opere di notevole valore artistico, catalogate in riviste di settore. Un piccolo mondo antico che permette di scoprire il genio artistico di Cesare e la sua sana personalità impregnata di sani valori e purezza di cuore.
Nessun commento:
Posta un commento