Lettori fissi

domenica 30 ottobre 2016

LA BUCA DELLE FATE



Tra Pienza e Montepulciano in località  Fabbrica è ubicata la Buca delle Fate. Si narra che vi abitino da tempo immemorabile un gran numero di fate, una vera e propria colonia, le quali beneficano delle correnti termali del sottosuolo e preparano pozioni medicamentose. La Buca delle Fate si presenta come una serie di grotte scavate nel tufo alcune delle quali si aprono nella parete rocciosa. La sua origine si perde nella notte dei tempi. Le fate, gioiose creature silvane, partecipano dei segreti della natura e ne sono le principali custodi accrescendo con le loro benefiche  magie le bellezze paesaggistiche. Particolarmente affascinanti sono capaci di farsi vedere all’uomo in tutto il loro  splendore sull’unica terrazza della grotta che si affaccia sul Monte Amiata che per la posizione spettacolare la rende unica e raggiungibile con qualche piccola difficoltà attraverso il bosco. Se qualcuno entra nella Buca delle Fate,  inoltrandosi in questi atri e cavità, deve rispettare il magico silenzio che vi regna perché tutto lì è quiete. Alcuni, i più fortunati,  sono riusciti a vedere le fate intente a filare magici gomitoli di lana dalle virtù prodigiose anche se questi filati non sono per loro, perché amano per lo più vestirsi con tele intessute dai ragni.

giovedì 27 ottobre 2016

ANCHE MONTEPULCIANO HA LA SUA HALLOWEEN?



In Collazzi, nelle case del marchese Giulio Parracciani Ricci, abitava Dinda un’anziana signora conosciuta da tutti perché vegliava i morti ai cimiteri.  A quei tempi c’era questa abitudine. La veglia, tra le espressioni più significative di pietà e di devozione, oggi è  per lo più caduta in disuso. Si faceva per non lasciare solo il defunto alla sua uscita dal gruppo sociale di appartenenza, quasi accompagnandolo nel passaggio senza abbandonarlo. Le dicerie popolari inoltre affermavano che la veglia allontanava dal morto altri defunti, che venivano a tormentarlo e pizzicarlo. Un preciso rituale ne regolava lo svolgimento. Di solito gli uomini, dopo aver visitato il defunto, sistemavano la camera ardente appositamente preparata e liberata dagli specchi e si riunivano in un'altra stanza, mentre le donne restavano accanto al defunto in una veglia scandita dalla preghiera, dal silenzio e, alle volte, da un lamento tradizionale. In alcune regioni d’Italia i familiari erano esentati dall'osservare la veglia nel corso della notte e si pagavano persone predisposte a farlo. Dinda non si vedeva mai per Montepulciano e solo a volte si affacciava alla finestra della sua casa. I parenti provvedevano alle sue necessità materiali e si occupavano di fare da tramite a chi la richiedeva. Una notte, mentre svolgeva questo incarico al cimitero vecchio, quello di Montorio, la candela  si spense improvvisamente, forse per un colpo di vento, e, non disponendo di fiammiferi, rimase per lungo tempo al buio finché nel silenzio della notte udì dei passi frettolosi che si facevano sempre più distinti.  Dinda, anche se vecchia, si precipitò fuori a passo spedito ed iniziò a vociare per richiamare l’attenzione: - O chéll’omino! O chéll’omino! L’uomo impaurito, sentendo quelle parole e col buio pesto, non rendendosi conto della situazione, si mise a correre senza neppure voltarsi per timore di trovarsi di fronte a chissà quale visione macabra. Dinda arrivata al cancello riconobbe il malcapitato che abitualmente si recava a lavoro a piedi e che specialmente se doveva recarsi lontano anticipava l’ora per essere puntuale: era un certo Neri Angiolo.
(notizie storiche prese da Viaggio di un Poliziano in una Montepulciano sconosciuta di Franco Tremiti) 


giovedì 20 ottobre 2016

DISEGNARE GATTI PER GLI ALTRI



In una nota Casa di Riposo della nostra Valdichiana senese una signora, ospite della struttura, è solita disegnare gatti. Chi va a fare visita alle degenti si imbatte, nel salone comune, in un gruppo di signore, alcune non più autosufficienti, che intorno ad un lungo tavolo attendono i disegni che l’amica fa per loro. Molti pomeriggi li passano così: colorando. Sono disegni fantastici fedeli alla realtà. Il personale che opera nella struttura riferisce che la disegnatrice, molto apprezzata in passato, era solita fare mostre alle Terme di Chianciano. Colorare fa bene, lo asserisce anche il New York Times, ha degli effetti benefici sull’umore perché favorisce la concentrazione e aiuta a scaricare lo stress. Lo aveva dichiarato anche lo psicologo Carl Jung che colorare modelli pre-disegnati come i mandala, disegni circolari originari dell’India, riduce ansia e umore negativo. Gli stessi libri da colorare piacciano sempre di più: Creative cast coloring books e Secret Garden occupano le prime 5 posizioni della classifica dei best seller. Possiamo ben dire che colorare sta divenendo una moda. Ha un ruolo importante anche la scelta dei colori perché rivela gli effetti emotivi, oltre che evidenziare, con la scelta di un pastello invece che di un altro, lo stato d'animo. Del resto concentrarsi su azioni semplici e ripetitive aiuta a staccare, concilia uno stato mentale libero, distoglie dalle preoccupazioni, é un’attività d'evasione, con benefici simili a quelli di passatempi come lavorare a maglia. Il “coloring” offre l'ulteriore vantaggio di riportarci ai tempi spensierati della nostra infanzia. Colorare in compagnia invece, fare colouring come attività di gruppo, attiva tutta una serie di meccanismi positivi dati dallo stare insieme e condividere con gli altri. Le nostre signore oltre ad essere alla moda hanno trovato una particolare forma per stare insieme. Alcuni dei visitatori della Casa di Riposo, compresa la mia mamma, si sono ripromessi di regalare loro delle scatole di pastelli coscienti che se ci fosse ancora un premio delle bontà lo prenderebbe sicuramente questa disegnatrice per la sua attività quotidiana di attenzione all’altro.

domenica 9 ottobre 2016

LA CHIOCCIA COI PULCINI



“Tra Totona e Totonella c’è la tomba del re Porsenna, tra Totona e Cappuccini c’è la Chioccia coi Pulcini”! Quante volte abbiamo sentito questa filastrocca! E’ ormai impressa nella nostra mente. Porsenna é stato un lucumone etrusco della città di Chiusi, passato alla storia per il suo intervento militare contro Roma, a sostegno di Tarquinio il Superbo che era stato tagliato fuori dal potere dalla proclamazione della repubblica. Alcuni sono convinti che non sia mai esistito anche se di lui scrivono sia Plutarco che Plinio il Vecchio e la tradizione romana lo colloca intorno alla fine del VI secolo a. C. Cosa lega però Montepulciano al re Porsenna che era di Chiusi? Forse il lucumone preferiva Montepulciano perché l’aria era più salubre?!? Si narra comunque che si sia fatto tumulare proprio a Montepulciano su di una quadriglia aurea completa di cavalli dello stesso materiale. Del tesoro funerario di Porsenna pare facesse parte anche la Chioccia coi pulcini. A Monza nel tesoro del Duomo c’è  un gioiello d’oreficeria paleocristiana: una chioccia d’oro con sette pulcini, forse donato alla regina Teodolinda. Ma cosa rappresenta la chioccia coi pulcini? Le tesi sono molte e diverse: la continuità della vita, la Chiesa che protegge i fedeli, un simbolo di fecondità per la Regina; la Regina e le sette province longobarde? Nel nostro caso i tombaroli hanno sempre cercato la tomba di Porsenna ed il tesoro ma vane, fino ad oggi, sono state le loro attente ricerche. Abbiamo però un indizio importante: la Chioccia non è certamente secca come quella nella favola della “Gallina Secca”, ma satolla e tempestata di gemme preziose. Esce nelle notti di luna piena insieme ai suoi mille pulcini, anch’essi tutti d’oro. Pigolano tutti intorno alla madre e mai le si distaccano. Nessun uomo è mai riuscito a prenderla perché le sue beccate sono feroci e il solo guardarla rende pazzi.