Lettori fissi

venerdì 14 aprile 2017

IL CIAMBELLINO



A Pasqua é antica tradizione trovare sulle nostre tavole il ciambellino un dolce povero della tradizione toscana. A casa mia si è sempre chiamata ciambella. A forma di anello, di pasta friabile a base di uova e farina richiama nell’aspetto la corona di spine di Gesù e nell’ingrediente dell’uovo il significato pasquale della resurrezione. Pare abbia avuto i suoi natali in Val di Chiana nel lontano XIII sec. nel convento delle Vallesi a Rigomagno dove poi nel 1968 nascerà la sagra anche se Foiano della Chiana vanta di possedere la ricetta originale. In Val di Chiana le massaie ne preparavano in grandi quantità e facevano per così dire a gara con altre donne a chi li faceva meglio. I miei ricordi di bambina lo collocano sulla tavola durante la colazione pasquale nella prima mattina, a casa dei miei nonni materni, dopo la prima S. Messa del giorno.  Durante questa ricca colazione, purtroppo in alcune famiglie caduta in disuso, il mio palato si deliziava con la ciaccia di Pasqua, l’uovo sodo, al quale  mi veniva detto di dargli un bacino prima di addentarlo perché benedetto, il capocollo, la finocchiona…  La colazione pasquale la preferivo di gran lunga al pranzo per le pietanze che erano sul tavolo. Del resto il pranzo pasquale mi trovava già con la pancia piena e non me lo godevo come avrei voluto. Amo accompagnare il ciambellino con scaglie di uova di cioccolato e un goccio di Vin Santo, il tutto si accosta bene. Non ho mai mangiato invece il cimbellino bollito  nato a Sinalunga verso il 1800 e ottenuto con due forme di cottura, prima la bollitura e poi la messa in forno. Dicono che sia diverso sia nell’aspetto, paiono due ciambelle sovrapposte, che nel sapore e nell’aroma dove anice e liquore hanno molta rilevanza. Buona Pasqua!!! (immagine Paola Caroti)

martedì 11 aprile 2017

SANT'AGNESE CON E PER LA SUA GENTE


Nei mesi di marzo ed aprile la Fraternita Laica Domenicana di Montepulciano, durante gli incontri mensili, ha dedicato questi due momenti alla spiritualità agnesiana in preparazione all’anno giubilare. Invitando come uditori tutti coloro che desideravano essere presenti abbiamo ospitato come relatrici due insegnanti di religione della nostra Diocesi: Emanuela Limoni ed Angela Roncucci. Entrambe hanno saputo parlare di Agnese in modo sublime testimoniando la loro grande devozione. Sono stati momenti intensi e coinvolgenti. Due donne delle nostre Valli che hanno parlato di una di noi, di una santa della nostra terra, della Valdichiana, che è scritta nel nostro DNA. Ci è sembrato bello condividere con altri che non fossero poliziani perché Agnese ha molti devoti che superano i confini comunali. Son molte infatti le persone, poliziani fuori sede o devoti di altre regioni, che richiedono il programma giubilare per poter essere presenti ad alcuni eventi. Questo ci riempie di gioia! Come Presidente del Laicato di Montepulciano durante questo giubileo gradirei che la gente riuscisse a riscoprirla nel profondo. Lei giace in quell’urna per noi e vuole che le chiediamo se abbiamo bisogno. Le due relatrici hanno molto insistito su quanto Agnese sia donna di grande preghiera e quanto Dio esaudisca le sue richieste perché a Lui gradite. Riscopriamola come nostra “alleata”. Si racconta che quando sant’Agnese venne in visita, per un breve periodo, da Proceno a Montepulciano per incontrare alcuni suoi parenti, mentre tornava nel Castello viterbese si girò per salutarli e vide un drago disteso sui tetti poliziani che alitava sulle case. Lei tornò a Proceno, a malincuore salutò e venne a vivere definitivamente a Montepulciano tra la sua gente. Sappiamo tutti che nel libro dell’Apocalisse il drago rappresenta il demonio. Lei capì l’urgenza che la città aveva in quel preciso momento storico e non si negò alla sua gente. Abbiamo bisogno di riconoscerci in lei per darci una mossa, per scuoterci dal nostro torpore, per ritrovare certi atteggiamenti, certi valori. Se ci fermiamo ad ascoltarla cercando di coglierla nel profondo e non soltanto superficialmente ci arricchiamo e capiamo che  lei è lì per noi in quel preciso momento per portarci a Gesù. In questo centenario si svolgeranno tante iniziative; non lasciamo che siano solo momenti, riscopriamo questa donna, contempliamo la dolcezza che lei ti dà perché è riempitiva. Ho conosciuto molte persone che si sono abbandonate in Agnese e non sono restate deluse. Lei si è fatta sentire intervenendo benevolmente nella loro vita.