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giovedì 30 aprile 2020

LA FIERA DEL I DI MAGGIO NEL TEMPO E AL TEMPO DEL CORONAVIRUS


Gli Statuti di Montepulciano del  1337 sono una fonte preziosa per rintracciare la nostra memoria storica. A proposito della Fiera del I° di maggio si legge nel  I° Statuto:

XXXII – FIERA DELLA FESTA DELLA BEATA AGNESE- RUBRICA
Si è stabilito e si ordina che il primo di maggio, quando si usa celebrare la festa della beata Agnese, già badessa del monastero di Santa Maria Novella fuori porta di Gracciano, e il giorno precedente e quello seguente si tenga una fiera di bestiame, mercanzie e altre cose presso il monastero, nella zona circostante il monastero stesso, nella città di Montepulciano e negli altri posti dove sembrerà opportuno ai signori Cinque. Si facciano bandi per la città di Montepulciano dieci giorni prima dello svolgimento di questa fiera e i signori Cinque la notifichino con lettere del comune alle terre e alle città vicine e circostanti perché tutti quelli che vogliono prendere parte a questa fiera possano farlo liberamente e in sicurezza, arrivando, fermandosi e tornando indietro con le loro cose per tutto il periodo suddetto. Rappresaglie e debiti di qualunque tipo non potranno essere di ostacolo alla partecipazione, né si potranno fare sequestri di cose o arresti di persone contro chi partecipa alla fiera. Non potranno però godere di tali garanzie i banditi per malefizio del comune di Montepulciano, i falsari, gli scippatori, i ladri e altra gente di cattiva fama e condizione.  In occasione di questa fiera si eleggano, allo scopo di rendere giustizia, ufficiali e custodi della fiera, con salario e dotazione identici a quelli previsti per la fiera di San Giovanni nel mese di agosto.
Al IV LIBRO DEL SIGNOR SINDACO SUI CASI STRAORDINARI si legge inoltre:
CLXXXI OFFERTE DA FARE PER LA FESTA DI SANT’AGNESE –RUBRICA
Si è stabilito che al primo di maggio, giorno nel quale è antica usanza celebrare la festa di Sant’Agnese, un tempo badessa del Monastero di Santa Maria Novella fuori porta di Gracciano, siano fatte offerte a questo monastero nel modo seguente. Nel giorno della festa i signori Cinque  insieme con il signor podestà, il signor sindaco, il giudice e l’assessore e gli altri pubblici ufficiali forestieri del comune dovranno recarsi alla Chiesa del Monastero con un cero adeguato, del peso che sembrerà opportuno ai signori Cinque. E anche i rettori di ognuna delle contrade e frazioni, nel giorno della festa, dovranno recarsi alla chiesa con un cero del peso che sembrerà loro conveniente per offrire il cero stesso.
Dai libri agiografici su S. Agnese e dalle Cronache del  Santuario si specifica:
CULTO E MEMORIE DI S. AGNESE
S. Agnese fu solennemente canonizzata il 12 maggio 1726 dal santo papa domenicano benedetto XIII, ma si cominciò a solennizzare da subito la Santa Poliziana il I° maggio con grande concorso di popolo, anche se non si poteva dire l’ufficio  e la messa in suo onore. Concessione quest’ultima fatta da papa Clemente VII nel 1522.
LE TRE CHIAVI
Il corpo di S. Agnese circondato di crescente venerazione dai poliziani nel 1539 fu traslato all’altare maggiore dalla stanza della Santa, dove era custodito dall’epoca della morte. Fu in questa occasione che fu messo un altro bellissimo cofano di legno scolpito ed dorato con sopra la statua giacente della Santa. Il cofano in legno di noce intarsiato. Si legge infatti nel libro scritto dal Padre Sordini Mariani  nel 1606 si ordinò che si facesse una cassa grande di noce à foggia di sepolcro, con alcuni intagli messi à oro, e di dentro rigiratola dun’ ermisino incarnato, vi collocarono per mano dei padri di quel Convento il Corpo di S. Agnesa: e di sopr’alla cassa, vi posero una statua rappresentante S. Agnesa morta, in abito di Monaca di S. Domenico, E acciò si conservasse quel corpo in maggior venerazione, si formò un Decreto fra la Religione (Ordine Domenicano), e la comunità che si facessero tre chiavi; quella di mezzo che è la principale la tenessero i Padri come legittimi possessori de’ quali è il Dominio diretto di tanta Reliquia, e l’altre due le tenessero i Rappresentanti della Comunità, di cui è la protezione dell’istessa.

Dalle Cronache si legge che il Consiglio di Montepulciano decise nel 1604 di aprire la cassa di noce che conteneva il corpo mortale di S. Agnese tre volte l’anno: per l’Assunta (15 agosto), il 20 di aprile (festa solenne di S. Agnese), e il I° di maggio (festa popolare di S. Agnese), ma i padri contrariati dichiararono di non sentirsi legati a queste limitazioni e che avrebbero aperto la cassa che conteneva il corpo della Santa, sentito il parere favorevole della parte civile, tutte le volte che fosse stato necessario in qualsiasi momento dell’anno come fu fatto la stessa sera della discussione quando arrivarono due confratelli da Siena e desiderarono vedere S. Agnese e glielo permisero. Si arrivò dunque ad un accordo tra i padri e la Comunità.
Le tre chiavi, usate simbolicamente per aprire l'urna della Santa da un Padre Domenicano, dal Sindaco e dal Reggitore delle Contrade, rappresentano, oggi più che mai, tutto il popolo poliziano. Sono segno indiscutibile di speranza, di unione, di appartenenza di un'intera Comunità comunale. Una tradizione  che si rinnova ogni anno e va oltre un mero significato storico folcloristico. 
La fiera del I° di maggio, diversamente da quella più importante dedicata ad agosto S. Giovanni Decollato che durava 5 giorni,  è rimasta nel tempo. È la stessa la motivazione per cui viene indetta: a onore di S. Agnese, vanto del popolo poliziano. È la stessa la collocazione: intorno al Santuario Agnesiano.  È diversa la durata:  oggi si colloca in una sola giornata, un tempo in tre. È stata recuperata da alcuni anni la cerimonia delle Tre Chiavi inserendola negli Statuti delle Contrade come momento importante e significativo per l’intera Comunità cittadina e l’usanza di dare, il I° di maggio oltre che il 15 agosto, l’acqua di S. Agnese  per i malati nel corpo e nello spirito. Non ci è dato sapere da dove provenisse quest’acqua: dai Bagni di S. Agnese a Chianciano Terme? Dal pozzo che era collocato nel chiostro del Santuario Agnesiano? Sappiamo che veniva benedetta, ce lo scrive il Padre Sordini Mariani nel 1606, con la crocettina appartenuta a Gesù Bambino oggi custodita nel Santuario Agnesiano ed avuta da S. Agnese durante una visione la notte dell’Assunta.  Solo quest’anno per l’imperversare della pandemia del coronavirus, la fiera non viene svolta. Per i poliziani e non solo era un appuntamento importante, calendarizzato nel cuore. Mi sono chiesta se in altri momenti storici, guerre, epidemie … abbia subito delle interruzioni.  Sarebbe interessante saperlo.

sabato 4 aprile 2020

A PESTE, FAME ET BELLO.. LIBERA, NOS DOMINE!


Questi ultimi tempi funesti ci riportano alla memoria le rogazioni cadute in disuso e affievolitesi nella tradizione, ma inserite nel benedizionale revisionato nel 1984 da San Giovanni Paolo II. Queste processioni di fedeli, unitamente al sacerdote, parato rigorosamente di viola, si muovevano solitamente  verso le campagne e non solo per invocare la protezione divina. Erano processioni penitenziali e di intercessione durante le quali i fedeli partendo sempre dalla chiesa si recavano verso un particolare punto recitando preghiere di gruppo, le Litanie dei Santi e terminando con invocazioni specifiche per favorire buoni raccolti, per placare i fenomeni atmosferici, per debellare terremoti, guerre e  pestilenze.  In cima al corteo erano collocate  le Confraternite maschili con le loro insegne, seguiva il clero, poi le donne ed i bambini infine gli uomini.  - “A fulgure et tempestate” (dai fulmini e dai temporali) – cantava il sacerdote impugnando la croce astile verso i quattro punti cardinali - “ Libera, nos Domine”! ( Liberaci, o Signore!)  - rispondevano i fedeli. 
Le rogazioni collocate il 25 Aprile si dicono “maggiori”, hanno origini molto antiche, sicuramente pagane, ed erano propiziatorie per i raccolti. Papa Liberio, il Concilio  di Orleans e Papa Gregorio Magno cristianizzarono queste pratiche religiose aggiungendo l’astensione dal lavoro per le fantesche ed i servi che avrebbero potuto dedicarsi e partecipare ai giorni di preghiera e di digiuno.  Le rogazioni “minori” invece erano collocate tre giorni prima della solennità dell’Ascensione, nel rito latino, ed otto giorni prima l’ascesa di Gesù al Cielo, nel rito ambrosiano. Erano nate in Francia perché nell’anno 474 d. C. quel Paese fu piagato da varie calamità naturali e da un terremoto. Il Vescovo chiese al popolo di iniziare tridui di preghiere accompagnati da digiuni e processioni penitenziali. Questa proposta del Vescovo fu chiamata “rogazione” per indicare una proposta di legge nata dal popolo. - A peste, fame et bello! (dalla pandemia, dalla fame e dalla guerra!) – recitava il sacerdote – Libera, nos, Domine! (Liberaci, Signore!) rispondevano tutti, oggi come allora!