Lettori fissi

giovedì 10 gennaio 2019

IL PRESEPE MECCANICO DI ABBADIA DI MONTEPULCIANO



Andare per presepi nel tempo di Natale è tradizione e muove tanta gente. I nostri paesi sono ricchi di presepi meccanici e viventi. Quello che colpisce maggiormente è che gli organizzatori di questi eventi tutti gli anni principiano un presepe nuovo. Chi si dedica al presepe ha il gusto di farlo e chi non lo fa più gli manca da morire. Da’ molte soddisfazioni vedere i bambini recarsi a visitarli o farne parte nei presepi viventi come figuranti.  Il presepe dunque come prodotto culturale muove cuori e menti ed unisce braccia ed idee. L’amico giornalista  di San Miniato Fabrizio Mandorlini  da anni si occupa di Terre di Presepi collegando e sostenendo in Toscana tutti quegli eventi che si muovono intorno al presepe. Per dieci anni ho organizzato a Montepulciano il presepe vivente con più di sessanta figuranti e tanti animali ed il solo ricordo crea ancora in me tanta emozione. L’amica e collega Emanuela Limoni, artista e curatrice di tanti eventi legati ai bambini, mi ha chiesto di condividere le sue riflessioni sul presepe di Abbadia di Montepulciano. Da “amica del presepe”  di cuore accolgo la sua richiesta.
 Il termine presepe significa greppia, mangiatoia. San Francesco d’Assisi nell’anno 1223 desidera fortemente  celebrare nel miglior modo possibile la nascita di Gesù a Greccio, quel piccolo paese che gli ricordava Betlemme. Con l’aiuto dei confratelli, tra cui frate Giovanni, fece costruire una mangiatoia e ci fece portare un bue e un asinello. Arrivata la vigilia, per l’evento si radunarono  molti frati e accorse festante,  con fiaccole e candele per illuminare la notte, tanta gente anche dai paesi vicini.  Mentre il Santo d’Assisi parlava profondamente commosso alla gente della nascita del Re povero, Giovanni vide apparire dentro alla mangiatoia un bellissimo bambino e Francesco chinarsi e stringerlo al petto con tutte  e due le braccia.      Fu un grande miracolo! Ed altri  ne seguirono, come quello della paglia di quel presepio che dal quel giorno servì a sanare in modo prodigioso le malattie degli animali. Quella notte tutti i presenti tornarono a casa pieni di gioia. Fu cosi che Francesco per la prima volta  rappresentò  ciò che accadde a Betlemme in quella Notte Santa.
Ad Abbadia di Montepulciano un piccolo gruppo di volontari  ha esposto in alcuni ambienti della canonica della Parrocchia di S. Pietro Apostolo, totalmente ripuliti e restaurati che in passato custodivano grano, olio e vino, un presepe meccanico ideato e costruito interamente da loro. Questo presepe è degno di nota, un vero capolavoro come quello dello scorso anno. Il tema scelto è stato quello inerente il cinquecentenario della prima posa della pietra per la  costruzione a Montepulciano del tempio di San Biagio (1518-2018)  ad opera di Antonio da Sangallo il Vecchio. É stato riprodotto in legno, attraverso un lavoro preciso e minuzioso, il tempio a croce greca e la grande cupola in rame. Il tempio ruota al centro della scena, quasi a vigilare sul miracolo della vita, la nascita di un bambino, il Salvatore del Mondo. Maria e Giuseppe in trepida contemplazione del Bambino sono collocati sotto una capanna a sinistra, di chi entrando ammira questo spettacolo, mentre a destra sono collocate le fonti di Pescaia dove si recarono le fantesche a lavare i panni il giorno che assistettero al miracolo della Vergine che chiudeva ed apriva loro gli occhi.  Sullo sfondo minuziosamente é collocato il paese di Montepulciano con i suoi tetti e campanili perfettamente riconoscibili.  
Sia la Scuola dell’Infanzia che la Scuola Primaria di Abbadia si sono recate in visita e le riflessioni a cuore aperto degli alunni davanti a tanta meraviglia sono state molte:  … La visita del presepe è stata emozionante,  quando ho visto il presepe ho visto una grande bellezza ed ho provato felicità ed emozione. Ho sentito anche la pazienza delle persone che hanno dedicato il loro tempo libero a costruire qualcosa di meraviglioso…, ... Appena entrata nella stanza del presepe sono rimasta stupita perché ho visto l’acqua della fonte e le luci che si accendevano di giorno e si spegnevano di notte….. …..Il presepe che ho vista stamani era cosi bello che le statue mi sembrava prendessero vita…. In una società che va sempre e perennemente di corsa, i bambini, generazioni future, hanno bisogno di una educazione al bello e al vero, di una sensibilizzazione a saper apprezzare le varie forme d’arte come il presepe che è un prodotto culturale, oltre che la rappresentazione della nascita di Gesù, che per i cristiani  cattolici è il Verbo fatto carne.   Un  grazie speciale, conclude Emanuela,  va a tutte le persone di buona volontà che hanno realizzato questo capolavoro... …ed, aggiungo io, a tutti coloro che continuano a portare avanti la tradizione  di fare il presepe anche con tante difficoltà ed enormi fatiche.

mercoledì 2 gennaio 2019

L'ALBERO DI NATALE ALL'UNCINETTO


È particolarissimo e degno di nota l’albero di Natale multicolore sulla  piazza principale di Bettolle realizzato tutto all’uncinetto grazie al comitato Bettolle in rosa che già da alcuni anni si rende attivo e solidale sul territorio per sensibilizzare la prevenzione del tumore al seno. Il Comitato, similmente all’Associazione di Chianciano Terme Io sempre donna, é  nato nel 2016 quando Rita Reggidori ha avuto l’idea, come già avveniva da altre parti,  di colorare Bettolle di rosa con la tecnica dell’urban knittig, quadri fatti all’uncinetto o a maglia. Il nucleo originale  del Comitato di Bettolle é nato intorno ad alcune mastectomizzate, ma ad esso velocemente si sono unite altre donne sensibili a questo tema. L’esperienza  si è ripetuta negli anni successivi colorando in ottobre, durante il mese dedicato alla prevenzione, sempre più Bettolle di rosa ed aggiungendovi iniziative collaterali, quali convegni e concerti. Nel 2017 – afferma una delle organizzatrici Lorella Fanotti - è stato progettato e partecipato un convegno con dei medici che hanno trattato il tema della prevenzione del tumore al seno, affrontando i vari aspetti, dall’alimentazione alla diagnostica e nel 2018, grazie alla collaborazione di artisti locali, è stato organizzato un concerto di beneficenza il cui ricavato, quasi duemila euro, attraverso l’associazione Atletica sinalunghese che ha un rapporto consolidato con l’Ospedale di Nottola, è stato utilizzato per finanziare un progetto di supporto psicologico per gli utenti del reparto oncologico. Devo dire   – dichiara ancora Lorella -  che adoperarsi per questa causa ci dà sempre molta energia stimolandoci nella creatività e smontato l’allestimento di ottobre è venuta fuori l’idea dell’albero di Natale. Ci siamo messe di nuovo al lavoro, cercando la lana, questa volta non solo rosa, e grazie all’aiuto di tante donne, sono cominciati ad arrivare i quadri. Ogni giorno la pila si alzava e abbiamo iniziato ad assemblarli. Per fortuna esisteva già una struttura metallica che faceva al caso nostro, abbiamo messo al lavoro i nostri mariti, che hanno fatto le opportune modifiche. Intanto Rita ha fatto un piccolo albero, una miniatura di quello grande, che è stato regalato al reparto di oncologia. Questo albero ci è servito un po’ anche a capire come montare quello grande. Non è stato semplice, la struttura alta più di 4 metri ha richiesto di utilizzare un cestello aereo per riuscire a ricoprirla.  Il risultato finale, con più di 300 quadri, ci ha reso orgogliose del nostro lavoro. Un progetto che non soltanto artistico, ma che vuole lanciare un messaggio di prevenzione e di solidarietà. Un altro aspetto positivo di questa esperienza sono stati i momenti di aggregazione, momenti  quasi perduti nella frenetica vita di oggi.  Ritrovare il piacere di lavorare gomito a gomito, riscoprire il gusto delle veglie fra lo sferruzzare e il chiacchierare, e, soprattutto, trovare tante porte aperte, chi ci ha regalato la lana, la ditta che ha messo a disposizione il cestello, le luci per l’albero, chi ha fatto il video. Una nota dolente? Non essere riuscite a dare risalto mediatico a questa cosa.  Vedere  vari servizi televisivi con l’albero all’uncinetto fatto in Molise o quello di San Giuliano terme, e sentirli definire unici, ci ha fatto un po’ male -conclude Lorella.

Sono speciali e molto belli questi alberi fatti all’uncinetto. Ammirandoli si ritrova il vero spirito del Natale. Appena ho saputo dell'albero di Bettolle sono andata a vederlo e ne sono rimasta affascinata. Mi auguro che in futuro ne vengano fatti altri perché lavorandoci permette di ritrovare le nostre tradizioni, la gioia del collaborare insieme,  dell’adoperarsi per gli altri dandogli un carattere benefico come in Molise, a Trivento, dove prima di predisporre l’albero di Natale l’Associazione Un filo che unisce ha battuto all’asta a favore della ricerca sulla SMA, atrofia muscolare spinale, i numerosi quadri che in estate hanno interamente ricoperto come un tappeto la scalinata di S. Nicola. In Molise l’iniziativa è nata anche con un altro scopo degno di essere menzionato: far riscoprire i pittoreschi centri dimenticati dai più che le giovani generazioni sono costrette a lasciare per recarsi altrove alla ricerca di nuove opportunità di lavoro.
Questi alberi di Natale realizzati da tante mani uniscono i pensieri, sono trasmettitori di idee, di iniziative, di voglia di fare gruppo, famiglia, di ritrovarsi, di ritornare.
Per le signore di Bettolle intanto c’è un contatto tramite il giornalista e presidente regionale di Arga Toscana, Fabrizio Mandorlini, curatore di Terre di Presepi, con Le Dame dell’uncinetto di Cerreto Guidi che hanno predisposto un presepe all’uncinetto. Chissà che possa nascere in futuro anche un gemellaggio? 

https://photos.app.goo.gl/mfXaf2PUYzuSHCKn8   (foto dell’allestimento di ottobre)