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sabato 4 aprile 2020

A PESTE, FAME ET BELLO.. LIBERA, NOS DOMINE!


Questi ultimi tempi funesti ci riportano alla memoria le rogazioni cadute in disuso e affievolitesi nella tradizione, ma inserite nel benedizionale revisionato nel 1984 da San Giovanni Paolo II. Queste processioni di fedeli, unitamente al sacerdote, parato rigorosamente di viola, si muovevano solitamente  verso le campagne e non solo per invocare la protezione divina. Erano processioni penitenziali e di intercessione durante le quali i fedeli partendo sempre dalla chiesa si recavano verso un particolare punto recitando preghiere di gruppo, le Litanie dei Santi e terminando con invocazioni specifiche per favorire buoni raccolti, per placare i fenomeni atmosferici, per debellare terremoti, guerre e  pestilenze.  In cima al corteo erano collocate  le Confraternite maschili con le loro insegne, seguiva il clero, poi le donne ed i bambini infine gli uomini.  - “A fulgure et tempestate” (dai fulmini e dai temporali) – cantava il sacerdote impugnando la croce astile verso i quattro punti cardinali - “ Libera, nos Domine”! ( Liberaci, o Signore!)  - rispondevano i fedeli. 
Le rogazioni collocate il 25 Aprile si dicono “maggiori”, hanno origini molto antiche, sicuramente pagane, ed erano propiziatorie per i raccolti. Papa Liberio, il Concilio  di Orleans e Papa Gregorio Magno cristianizzarono queste pratiche religiose aggiungendo l’astensione dal lavoro per le fantesche ed i servi che avrebbero potuto dedicarsi e partecipare ai giorni di preghiera e di digiuno.  Le rogazioni “minori” invece erano collocate tre giorni prima della solennità dell’Ascensione, nel rito latino, ed otto giorni prima l’ascesa di Gesù al Cielo, nel rito ambrosiano. Erano nate in Francia perché nell’anno 474 d. C. quel Paese fu piagato da varie calamità naturali e da un terremoto. Il Vescovo chiese al popolo di iniziare tridui di preghiere accompagnati da digiuni e processioni penitenziali. Questa proposta del Vescovo fu chiamata “rogazione” per indicare una proposta di legge nata dal popolo. - A peste, fame et bello! (dalla pandemia, dalla fame e dalla guerra!) – recitava il sacerdote – Libera, nos, Domine! (Liberaci, Signore!) rispondevano tutti, oggi come allora! 

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