Lettori fissi

martedì 14 agosto 2012

ORFEO ED EURIDICE BRUSCELLO 2012


Orfeo ed Euridice quest’anno è un Bruscello atipico, non tanto per la storia narrata dal librettista Prof. Raffaele Giannetti che rispecchia fedelmente ciò che Ovidio scrisse nelle Metamorfosi, ma per la scelta musicale. Abituati a sentire allegri stornelli quest’anno “nei momenti più intensi e drammatici la musica si contamina di forme moderne di strumentazione”. L’orchestrazione di questo Bruscello 2012  - sottile e delicata, quasi cameristica, con pianoforte concertatore e archi e fiati a parti reali, - afferma il giovane M° Alessio Tiezzi compositore dell’opera - si rifà al concetto di canto accompagnato con un’intesa quanto mai integrata tra testo poetico e melodia -. Il dramma popolare in musica sotto forma di Bruscello Poliziano, Orfeo ed Euridice, apre dunque la trilogia del mito dell’amore.  A questo mito, del resto, si sono ispirati numerosi artisti e letterati ognuno secondo la propria specificità. Nella musica: Schutz, Deller con il ballo composto secondo le nuove teorie mimico-drammatiche del ballerino francese Noverre, Gluck, Bertoni, Naumann Haydn, Krenek e i Salvio con il musical del 2007; nella scultura si è degnamente distinto Canova e Zwobada francese di origine ceca con una statua in bronzo; nella pittura Delacroix e in letteratura Henryson con un poema meglio conosciuto come Racconto di Orfeo. Suggestive sono le scenografie degli Inferi  e maestrali le prestanze dei protagonisti e  delle comparse che hanno saputo rendere perfettamente l’idea  di questo luogo così triste e spettrale.  La giocosità dei bambini e dei pastori buffi del primo atto richiamano ancora l’idea dei vecchi bruscelli, quelli che erano abituati a vedere i nostri vecchi. Il Bruscello Orfeo ed Euridice che pare, al primo ascolto e alla prima visione, aver perso il suo senso popolare, ne è ancora impregnato pienamente grazie alla persone che lo hanno interpretato –Avanti dunque al Bruscello 2012 – afferma il Presidente della Compagnia Marco Giannotti – perché la cultura, anche se popolare, non si fermerà!-

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