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lunedì 7 luglio 2014

LA CONTRADA DEL POGGIOLO IN VIAGGIO VERSO LE ORIGINI RICORDA DON MARCELLO



Mi sono chiesta perché la Contrada del Poggiolo resti simpatica a tutti e mi sono saputa dare subito una risposta: sin dalle prime origini del Bravio delle Botti ha impersonificato lo stimato ed amato don Marcello Del Balio. E quello che è bello che a distanza di quaranta anni dalla prima corsa delle botti la Contrada del Poggiolo è ancora don Marcello Del Balio. Nell’ascoltare il filmato diretto e montato dai giovanissimi della Contrada bianco-blu non è mancato mai, nelle frasi dei vecchi contradaioli  intervistati, un ricordo a lui. Si è verificata una sorta di “corsa” a voler raccontare davanti al microfono ciò che di lui è rimasto nel cuore e nella mente e non è andato distrutto con il passare degli anni. Ascoltando questi ricordi, personali e comuni, si sono mosse dentro di noi forti emozioni ed anche io non ne sono rimasta immune, versando qualche lacrimuccia. In particolar modo mi ha colpito ciò che ha raccontato sua zia Manfreda che dai suoi novantaquattro anni portati benissimo ha affermato con gioiosa semplicità: - Lui aveva me! 
Quanta verità in questa frase! Dietro ad un grande uomo dalle innumerevoli qualità c’è sempre una “vera” famiglia! Quando infatti gli veniva chiesto qualcosa diceva sempre: - Sentite la mi’ zia!
La casa della su’ zia era una sorta di sede della Contrada dove si cucinava, si vegliava, si “scacchionavano” i polli, perché come ricorda la zia Manfreda, a quei tempi c’era anche da spennarli.
-Sai zia, stanotte ho dormito poco! – le diceva quando la mattina lei saliva nel suo appartamento.
- E perché? – gli chiedeva, pur sapendo che non era una novità.
-Ho tenuto i ragazzi fino alle ore 2.00 (sappiamo tutti che faceva lezione ai giovani gratuitamente in varie materie), poi, so’ andato a letto, mi so’ addormentato… ma subito dopo mi so’ svegliato perché m’è venuta l’idea di cuci’ du’ vestiti pel Bravio – e mentre diceva questo, ricorda la zia, stava attento a dove metteva i piedi perché il pavimento di casa sua era cosparso di modelli di carta ricavati da vecchi fogli di giornale.
Ma don Marcello non aveva solo la zia Manfreda o la sorella Loretta perché lui riusciva a percepire famiglia anche tutti i suoi parrocchiani di S. Lucia. Il venerdì santo li invitava a cena e a questo momento conviviale non andava solo il popolo della Contrada del Poggiolo, ma anche quello di altre Contrade che rientravano nel territorio parrocchiale. E con questa cena consumata in un momento forte dell’anno, durante le celebrazioni del triduo pasquale, don Marcello riusciva nel suo intento di unire il religioso, il sociale, il ricreativo… Aggregava le su’ “percorelle” intorno a due mense: quella eucaristica e quella conviviale standogli fortemente a cuore anche il loro beneficio spirituale.
Dunque questo era anche don Marcello. Le varie Associazioni poliziane con la pregevole comune iniziativa di intitolargli i giardini della Fortezza sapranno raccontare meglio di me chi era don Marcello anche se tutti noi lo sappiamo già perché a Montepulciano è diventato un vero e proprio “mito”.
Io invece, concedetemelo, lo voglio anche ricordare come mio insegnante di religione alle elementari. Veniva il mercoledì ed io aspettavo con trepidazione quel giorno della settimana come penso molti dei miei compagni. Mi incantava il modo come raccontava le storie a noi bambini, mi piaceva molto il fatto che ci faceva vedere i filmini e come ci trattava sorridendoci sempre. Lui sapeva stare con noi e di questo ho cercato di farne tesoro …
La Contrada del Poggiolo lo  ha voluto ricordare inserendolo pienamente nella ricorrenza dei quaranta anni del Bravio  con l’evento “Contrada del Poggiolo: viaggio alle nostre origini” consapevole che lui è sempre nel cuore di tutti anche in quello di chi non ha avuto il piacere di conoscerlo ma lo vive nei ricordi degli altri.

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